Per la maggioranza delle coppie il desiderio di avere un figlio è una cosa quasi ovvia. Peraltro circa il 15% delle coppie ha problemi di sterilità.
Si può parlare di sterilità quando una coppia non ottiene un concepimento dopo un anno di rapporti sessuali liberi da qualsiasi sistema contraccettivo.
Le cause sono per il 35% maschili e per il 35% femminili, nel restante 25% dei casi ci sono problemi di coppia. In circa il 5% la causa della sterilità non è determinabile nonostante approfondite indagini nella coppia (= sterilità idiopatica o da causa sconosciuta).
La fecondazione umana
Nelle ovaie, generalmente 2 settimane dopo la comparsa della mestruazione, si assiste alla maturazione di un follicolo contenente una cellula uovo. Per azione di una regolazione ormonale complessa si assiste infine alla ovulazione. Questa consiste nello scoppio del follicolo con liberazione della cellula uovo che viene raccolta nella tuba dove può essere fecondata dagli spermatozoi che durante il rapporto sessuale vengono deposti in vagina e da qui migrano nella cavità uterina e quindi lungo le tube.
Se si ottiene la fecondazione della cellula uovo da parte dello spermatozoo si forma il cosiddetto embrione che comincia la sua divisione cellulare durante la migrazione dalla tuba in direzione della cavità uterina e che dura ca. 4 – 5 giorni. Raggiunta la cavità uterina in ca. 2 giorni si assiste all’annidamento dell’embrione nella mucosa della cavità dell’utero.
Dal 1978 è possibile permettere a una coppia la cui parte femminile abbia un’occlusione tubarica bilaterale di ottenere una gravidanza mediante l’aiuto della fecondazione in vitro e del conseguente trasferimento embrionario (FIVET).
Nel caso di sterilità per causa maschile è possibile ottenere buoni risultati mediante la fecondazione extra-corporale con la metodica dell’iniezione spermatica intracitoplasmica (ICSI). Sostanzialmente con il termine di fecondazione in vitro o fecondazione extra-corporale si intende la fecondazione della cellula uovo da parte di spermatozoi al di fuori dell’organismo. Per ottenere questo le cellule uovo vengono prelevate dall’ovaio e poste a contatto con gli spermatozoi nell’ambito di un contenitore di vetro (= in vitro). L’embrione derivante viene ritrasferito successivamente, dopo un periodo compreso tra 2 e 5 giorni, nell’utero materno (= trasferimento embrionario o embrio transfer).
La sterilità è uno dei problemi più intimi per la coppia. Per questo motivo la terapia deve essere estremamente personalizzata ed eseguita in un’atmosfera di massima fiducia.
La coppia deve essere informata in maniera completa sugli aspetti delle opportunità terapeutiche. La terapia deve essere iniziata dopo l’analisi accurata dei referti e dopo un’accurata visita ginecologica ed un controllo seminale. In alcuni casi è opportuno consigliare alla coppia un consulto psicologico.
I dettagli della terapia farmacologia sono riportati su un piano terapeutico che viene consegnato alla coppia al termine di un esauriente colloquio. La terapia deve essere accuratamente individualizzata e adattata alla situazione specifica.
Per ottenere maggiori successi nella fertilizzazione in vitro è necessario il prelievo di numerose cellule uovo. La percentuale di gravidanza è maggiore quando vengono trasferiti da 2 a 3 embrioni (soprattutto in donne sopra i 40 anni con ripetuta qualità embrionaria non ottimale). Ancora migliori risultati si ottengono con la possibilità di coltura embrionaria fino allo stadio della blastocisti (quinta giornata).
Per arrivare all’embrio transfer la donna deve assumere in maniera precisa ed affidabile i vari farmaci previsti (compresse, iniezioni, ecc.). Con questa terapia si ottiene la maturazione di numerosi ovociti per ovaio. Potendo determinare con notevole precisione il momento dell’ovulazione si ha la possibilità di prelevare le cellule uovo dai follicoli mediante un ago ecoguidato.
La crescita follicolare viene controllata mediante ecografia. L’ecografia assieme ad analisi ormonali permette di valutare il momento più opportuno per ottenere ovociti maturi con massime possibilità di fecondazione. Un’esatta descrizione dei vari esami (ecografie, determinazioni ormonali, prelievi ematici, ecc.) e dei farmaci prescritti viene consegnata ad ogni coppia sotto forma di memorandum e di piano terapeutico.
La sterilità può essere causata da alterazioni nella formazione delle cellule uovo o degli spermatozoi. La mancata formazione di cellule uovo dipende il più delle volte da alterazioni combinate di varie ghiandole endocrine (ormoni tiroidei, ovarici, surrenalici, ecc.).
L’origine dell’alterazione ormonale va dapprima esattamente diagnosticata mediante determinazioni ormonali per poter quindi eseguire la terapia più adatta.
La produzione spermatica viene controllata mediante analisi microscopica del liquido seminale. Prima dell’esame spermatico si deve osservare un’astinenza di 3 – 5 giorni.
Per ottenere la fecondazione di una cellula uovo sono necessari milioni di spermatozoi mobili.
Di questa enorme quantità solo pochi raggiungono il luogo dove avviene la fecondazione, cioè le tube. Inoltre la cellula uovo dovrà essere circondata da varie centinaia di spermatozoi attivi per permettere la fecondazione. Quindi in mancanza di spermatozoi o in presenza di solo pochi spermatozoi normali mobili una fecondazione può essere impossibile.
La causa di questo problema è solo in rari casi puramente ormonale. Il più delle volte sono problemi testicolari che sono più difficili da trattare dei problemi ovarici.
Possono essere necessarie ulteriori indagini diagnostiche. Con l’aiuto di determinati farmaci o ormoni si può tentare di migliorare il numero di spermatozoi mobili anche se, con i farmaci, solo raramente si ottengono dei risultati positivi.
Anche in presenza di cellula uovo matura e sufficienti spermatozoi mobili, molti fattori possono opporsi alla fecondazione.
La causa principale è l’occlusione della tuba in seguito ad aderenze per fatti infiammatori o per la mancanza delle tube in seguito a precedenti interventi chirurgici o in seguito a sterilizzazione tubarica.
In altri casi gli spermatozoi possono essere bloccati dalla presenza di anticorpi a livello del canale cervicale uterino.
Ancora prima dell’impianto in cavità uterina l’embrione può arrestare il suo sviluppo a causa di alterazioni dello sviluppo o anomalie genetiche. Può inoltre succedere che la mucosa uterina non sia sufficientemente sviluppata per accogliere l’embrione.
In alcuni casi il sistema immunologico materno può non riconoscere l’embrione e determinarne un’espulsione.
Nel caso che non si riescano a determinare delle cause femminili o maschili della sterilità si parla della cosiddetta sterilità idiopatica.
In questi casi vanno considerati anche gli aspetti psicosomatici, perché è possibile che la componente psicologica della coppia influisca su funzioni organiche. In questi casi può essere consigliabile un primo approccio psicoterapeutico e solo in un secondo tempo un approccio prettamente medico (vedi anche: consulto psicologico).
Il prelievo del liquido follicolare dall’ovaio si esegue al giorno d’oggi quasi esclusivamente per via transvaginale con l’impiego di moderne tecniche ecografiche. Con una sonda ecografica vaginale si evidenziano i follicoli nell’ovaio e lungo una guida, con l’aiuto di un ago sottile, sempre sotto controllo ecografico, si oltrepassa la parete vaginale e si aspira direttamente dall’ovaio il liquido follicolare che contiene la cellula uovo.
Questa procedura si pratica nella maggioranza dei casi con una lieve sedazione, mentre alcune pazienti non desiderano nessuna forma di sedoanalgesia.
Una volta prelevato il liquido follicolare questo viene immediatamente analizzato al microscopio per evidenziare il numero e la qualità di ovociti presenti.
All’occorrenza il follicolo può essere lavato ripetutamente con un medium fino ad ottenere da ogni follicolo un ovocita. Dopo questa prima valutazione al microscopio la cellula uovo viene immediatamente riposta in un contenitore di vetro dov’è presente un liquido di coltura adeguato e viene conservata in un incubatore.
Il liquido spermatico ottenuto dall’uomo viene preparato adeguatamente in laboratorio e viene posto dopo alcune ore in contatto con le cellule uovo prelevate (= inseminazione). Ovociti e spermatozoi vengono quindi lasciati in un incubatore. Dopo 16 – 18 ore si esegue il primo controllo microscopico. Se è avvenuta una fecondazione si può eseguire da questo momento in poi un trasferimento dell’embrione nell’utero materno.
Fino al 1998 il trasferimento embrionario avveniva normalmente 2 – 3 giorni dopo l’aspirazione follicolare con embrioni in uno stadio compreso tra 4 e 8 cellule.
Con lo sviluppo di nuovi terreni di coltura è stato successivamente possibile far crescere in vitro ulteriormente gli embrioni fino alla quarta, quinta o sesta giornata dal prelievo ovocitario ottenendo lo sviluppo di 1 o 2 embrioni allo stadio della blastocisti.
Consiste nell’apertura della zona pellucida (parte più esterna dell’embrione) per mezzo di micropipette, dell’utilizzo del laser o di sostanze chimiche, per facilitarne l’annidamento.
Con il termine blastocisti si intende un embrione in quinta – sesta giornata dopo la fecondazione.
Consiste nella donazione di spermatozoi (donazione spermatica) o di ovociti (ovodonazione) per permettere una gravidanza in una coppia in cui non siano disponibili rispettivamente spermatozoi o cellule uovo per patologie, interventi chirurgici precedenti, gravi patologie ereditarie, ecc.
Si tratta del termine generico per intendere una fecondazione in vitro, con qualsiasi tecnica sia ottenuta, e successivo trasferimento nell’utero dell’embrione o degli embrioni ottenuti.
Inserimento di gameti (= cellule uovo e spermatozoi) o di embrioni nelle tube (chiamate anche tube di Falloppio) mediante una laparoscopia in anestesia generale. I presupposti sono la funzionalità ed integrità anatomica delle tube (tecnica oggi caduta quasi in disuso).
È una tecnica che consiste nell’iniezione diretta di uno spermatozoo nella cellula uovo (il citoplasma è la componente maggiore della cellula) e si utilizza nel caso della incapacità degli spermatozoi di penetrare nella cellula uovo spontaneamente per una carenza numerica o una incapacità funzionale.
Selezione di spermatozoi attivi che vengono riposti nella cavità uterina al momento dell’ovulazione.
Consiste in nuovissime tecniche che permettono di analizzare una cellula embrionale per determinare prima dell’impianto la presenza di eventuali anomalie cromosomiche numeriche o strutturali.
Si intende la ricostruzione microchirurgica della funzionalità delle tube, cosa che peraltro raramente permette una loro normale funzionalità.
Consiste nella parziale apertura della zona pellucida (membrana esterna dell’ovocita) mediante l’uso di micropipette per favorire la penetrazione spermatica.
Somministrazione farmacologica per ottenere la maturazione di follicoli a carico dell’ovaio.
La donazione spermatica è una tecnica che trova le sue indicazioni nei seguenti casi:
Il presupposto è l’integrità dell’apparato riproduttivo della partner e l’età giovanile (inferiore ai 40 anni) del donatore.
La donazione spermatica può essere impiegata in Austria solo per l’inseminazione, ma non in caso di associata patologia tubarica della partner.
In molti paesi, fra cui l'Italia, la donazione spermatica è consentita.
L’ovodonazione è la tecnica di scelta per avere la possibilità di avere una gravidanza quando si pongono le seguenti indicazioni:
La menopausa precoce (POF) consiste nell’esaurimento della funzione ovarica al di sotto dei 40 anni e colpisce circa l’1% delle donne. Essa può essere la conseguenza di una carente quota follicolare iniziale, di una degenerazione precoce dei follicoli, di una resistenza alle sostanze stimolanti (gonadotropine) o di patologie insite nell’ovocita o delle cellule che lo circondano. Nella maggioranza dei casi la POF è idiopatica (senza causa nota) o determinata geneticamente.
Il presupposto indispensabile per poter ricorrere all’ovodonazione è una integrità anatomica dell’utero.
La preparazione dell’utero all’accoglimento di una gravidanza avviene mediante la somministrazione di estrogeni e progesterone per via orale, intramuscolare o transdermica allo scopo di determinare un corretto sviluppo della mucosa uterina. Le chance di gravidanza sono relativamente alte quando si ricorra all’ovodonazione, purché ci sia una integrità uterina e la donatrice sia possibilmente di una età inferiore ai 30 anni, con conseguente buona qualità ovocitaria.
Questa tecnica non è attualmente eseguibile in Austria, Germania e Svizzera, mentre è consentita in Italia.
La Diagnosi Genetica Preimpianto (PGD nella definizione angloamericana) è stata originariamente sviluppata come alternativa alla diagnosi prenatale che viene eseguita mediante l’amniocentesi o la biopsia dei villi coriali.
Mentre la diagnosi prenatale è possibile solo quando la gravidanza è già alquanto progredita, la PID/PGD viene eseguita sull’embrione ancora prima che si instauri una gravidanza clinica.
La biopsia con prelievo di alcune cellule embrionali viene eseguita normalmente in terza giornata dopo la fecondazione, quando l’embrione è in uno stadio di 6 – 7 cellule. Le cellule embrionarie ottenute vengono analizzate mediante la tecnica PCR (Polymerase Chain Reaction) o mediante la FISH (Fluorescenza con Ibridazione In Situ).
La PCR viene impiegata per l’analisi dei singoli difetti genici, la tecnica FISH viene utilizzata per l’indagine cromosomica di malattie legate ai cromosomi sessuali (X – linked disease) e per anomalie cromosomiche come translocazioni ed aneuploidie.
Per poter eseguire la PGD è consigliato avere a disposizione un certo numero di embrioni (ca. 10).
La PGD non è attualmente eseguibile in Austria, Germania e Svizzera, mentre è consentita in Italia.
Grazie alle nuove tecniche in medicina della riproduzione si possono anche aiutare coppie che finora non avevano praticamente possibilità di terapia a causa di reperti seminali estremamente sfavorevoli.
La iniezione intracitoplasmica dello sperma (ICSI) rappresenta un’ulteriore pietra miliare nella terapia della sterilità. Con l’aiuto di questa tecnica un singolo spermatozoo viene iniettato direttamente nella cellula uovo per ottenere la sua fecondazione in contrapposizione con i circa 200 milioni di spermatozoi che devono essere disponibili con il rapporto sessuale.
Con la ICSI si possono ottenere indici di gravidanza superiori al 60% anche in coppie che presentino concentrazione spermatica estremamente bassa. Questo metodo può essere eseguito anche in coppie in cui la motilità spermatica sia assente.
Con questa tecnica è anche possibile trattare pazienti in qui non sia presente alcuno spermatozoo mobile nell'eiaculato.
Nei casi in cui non siano evidenziabili spermatozoi nel liquido seminale a causa di patologie ostruttive dei dotti deferenti, è possibile prelevare spermatozoi dall’epididimo (struttura sovrastante il testicolo) e utilizzarli per la metodica ICSI (MESA = Microsurgical Epididymal Sperm Aspiration). Se non fossero presenti spermatozoi nemmeno nell’epididimo c’è la possibilità di prelevare gli spermatozoi direttamente dal testicolo (TESE = Testicular Sperm Extraction).
Queste procedure sono eseguibili ambulatorialmente in anestesia locale.
Durante il trasferimento embrionario (Embrio Transfer) si utilizza un catetere sottile e flessibile per riporre gli embrioni in cavità uterina passando attraverso la vagina ed il collo dell’utero.
Dopo il trasferimento embrionario la paziente rimane sdraiata alcuni minuti e poi può tornare al proprio domicilio.
Dopo il trasferimento embrionario l’embrione o gli embrioni introdotti nell’utero si devono annidare. Questo è un processo naturale che non si può influenzare attivamente, lo si può solo al più sostenere mediante una terapia ormonale o con un adeguato stile di vita (ad esempio evitando il fumo, una attività fisica eccessiva o sport intensi come il tennis, l’equitazione, ecc.).
L’eventuale assunzione di farmaci dopo il transfer viene attentamente spiegata. Generalmente si sostiene l’impianto con un supplemento di ormoni luteali (compresse, candelette o creme vaginali, iniezioni, ecc.) che normalmente vengono prescritti fino alla positivizzazione del test di gravidanza.
Alla positivizzazione del test l’eventuale prosecuzione della terapia va valutata dopo consulto medico. Se il test di gravidanza non si positivizza dopo circa 2 settimane il trasferimento embrionario questi farmaci vanno sospesi.
In caso di disturbi particolari come per esempio aumenti della tensione addominale in seguito ad una iperstimolazione ovarica, febbre o altri disturbi, è consigliato un consulto con l’equipe del centro o con il proprio ginecologo di fiducia.
Se i disturbi soggettivi dovessero comparire già al momento della somministrazione delle HCG (Profasi, Pregnyl, Pregnesin) dopo il transfer embrionario, un’eventuale successiva somministrazione deve essere sospesa poiché questi sintomi potrebbero aggravarsi.
Una positivizzazione del test di gravidanza è da attendersi dopo ca. 12 – 14 giorni dal trasferimento embrionario. Una diagnosi più precoce e precisa si può eseguire mediante la determinazione delle ß-HCG nel sangue materno, mentre pochi giorni più tardi ci si può attendere una positivizzazione dei più semplici test urinari. L’esatta procedura per la determinazione del test di gravidanza verrà chiarita dopo il trasferimento embrionario. Anche nel caso che dovesse comparire una perdita ematica è da eseguire il test di gravidanza, perché può succedere che, nonostante ciò, si sia instaurata la gravidanza stessa o che si sia in presenza di una gravidanza extra uterina.
Cosa c’è da attendersi dalla consulenza psicologica?
Svolgimento di tematiche fondamentali:
Non si può dare nessuna garanzia di successo per nessuna metodica medica. In alcuni casi l’organismo si oppone alla terapia ormonale per ottenere una maturazione follicolare cosicché, in alcuni casi, la terapia deve essere interrotta già all’inizio. Può anche succedere, sebbene raramente, che durante l’aspirazione del liquido follicolare non si trovino cellule al suo interno. Neppure sulla fase di annidamento si può influire in maniera sostanziale.
Nello stesso modo può anche succedere che dall’unione spermatozoo – ovocita non si ottenga una fertilizzazione.
Le probabilità di successo di una qualsiasi tecnica di fertilizzazione in vitro e trasferimento embrionario (FIVET) sono da valutare in base alla situazione individuale. In presenza di un normale quadro ormonale e di un normale quadro seminale i risultati nei centri di provata esperienza, che si riferiscono ad una media di tutte le pazienti utilizzando coltura embrionaria fino alla seconda – terza giornata, si aggirano tra il 25% ed il 37% per ciclo.
I migliori risultati si ottengono in pazienti giovani, soprattutto sotto i 30 anni che abbiano una buona reazione alla stimolazione follicolare (10 o più ovociti) e in cui si possa ottenere una coltura allo stadio blastocitario (quinta – sesta giornata) in cui ci si può aspettare un indice di gravidanza intorno al 50% e più.
Risultati minori invece si ottengono soprattutto quando l’età materna supera i 40 anni abbassandosi a circa il 5% tra i 43 ed i 45 anni.
Poiché non si interviene direttamente sull’essenza della cellula uovo né dello spermatozoo e neppure sulla fusione dei loro nuclei, non c’è da aspettarsi, e non è mai stata dimostrata, un’aumentata incidenza di danni o malformazioni fetali rilevanti.
Questo non toglie che si possano manifestare nell’embrione malformazioni congenite con la stessa incidenza che negli embrioni naturali o che presentino malattie ereditarie non diagnosticate nei genitori. Questi sono comunque i rischi normali in ogni gravidanza.
Devono essere mantenuti più bassi possibili, peraltro complicazioni possono comparire come per ogni intervento medico. Non sono da escludere complicazioni come per ogni altra gravidanza (ad esempio aborto, parto prematuro, ecc.). Per questi aspetti una gravidanza in vitro non si differenzia in nessun modo dalla gravidanza spontanea. C’è da notare peraltro una maggiore incidenza di gravidanze multiple. Nel caso di trasferimento di 3 embrioni c’è da attendersi un indice di gravidanze gemellari di circa il 10 – 20% e del 2% di gravidanze trigemine.
Come in ogni gravidanza è possibile anche l’instaurarsi di una gravidanza extra-uterina con l’incidenza, nel caso di trasferimento di 2 embrioni, che passa dal 2% della gravidanza spontanea al 4 – 5% della gravidanza in corso di FIVET.
La più frequente complicazione è forse legata alla possibilità di iperstimolazione ovarica in pazienti particolarmente sensibili alla terapia ormonale. Per iperstimolazione ovarica si intende l’ingrossamento delle ovaie che presentano uno sviluppo esagerato di follicoli che può portare a disturbi come tensione addominale, nausea e che può in rari casi rendere indispensabile un ricovero ospedaliero. L’iperstimolazione ovarica si risolve spontaneamente. Peraltro alla comparsa di sintomi indicativi è consigliabile consultare l’equipe del centro o il ginecologo curante. Seppure eccezionali sono anche da menzionare i rischi legati al prelievo agoguidato degli ovociti dall’ovaio, come ad esempio sanguinamenti, infezioni o intolleranza ai farmaci.
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